Affresco
Etrusco - 600 a.C.
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Parigi 1905 - Carlo Bonfanti
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Storia
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da
"nuoto e tuffo" XVIII Sec. (De Bernardi)
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Le origini
Uno dei primi documenti a trattare i temi delle attività
natatorie fu di un cattolico italiano, Oronzio De Bernardi, che nel 1794,
pubblicò a spese del Re di Napoli, un piccolo volume con 18 illustrazioni,
intitolato “L’Uomo galleggiante, ossia l’arte ragionata del nuoto”. Il tedesco
Gutz Muths con l’aiuto del libro di De Bernardi preparò un proprio metodo di
insegnamento, e divenne il divulgatore delle attività natatorie. Nel 1833 una
seconda edizione del libro di Muths, uscita con maggiore tiratura, aprì in
concorso al pubblico che comprendeva prove di tuffi, prove di partenze “a
tuffo”, e prove di nuoto. Nacquero così le prime scuole di nuoto a Berlino sul
fiume Sprea, e dal ponte Unterbaum si può dire che ebbe origine la scuola di tuffi.
Nel volumetto sui tuffi pubblicato nel 1843 dal maestro di ginnastica H.O.
Kluge, intitolato “Nuoto e ginnastica di salti”, erano elencati più di
cinquanta specie di tuffi, “c rincorsa e senza, a due, a vite, a
cavaturacciolo, a caduta, a capriola, a capofitto etc, le basi insomma per i
tuffi moderni.
Nel 1886 ci furono i primi campionati di tuffi in Germania, e nel 1893 si
disputarono per la prima volta i campionati europei. La fondazione della
Federazione Internazionale di nuoto, creò una convenzione per mezzo della quale
la Germania venne eletta come Nazione competente nei tuffi.
Nei primi anni de secolo scorso furono realizzati i primi impianti per i
tuffi, utilizzando bacini naturali, come
fiumi, laghi e mare.
Da quegli anni, di particolare sviluppo per le attività sportive, il
rapporto fra i tuffi e il nuoto, fino ad allora piuttosto complementare,
cominciava ad esistere solamente per l’ambiente utilizzato.
Fino alla metà degli anni
‘20, in Italia, anche per le condizioni economiche del paese, non furono
realizzate che pochissime piscine per le attività natatorie. Solo a Milano ed
in sporadici altri luoghi, sorsero alcuni impiantii, anche se non rispondenti
ai requisiti tecnici che già gli sport richiedevano; memorabile la vasca dei
“Bagni Diana” dei primi del ‘900 che misurava cento metri in lunghezza
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Incisione
su rame - Zurigo 1796"
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Piattaforma
R.N. Florentia
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Alcuni
fra i primi impianti del XX Sec.
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Losanna
Bellerive (arch. M. Piccard) 1938
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Bagno
comunale di Bruna (arch. M. Fuchs)
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Progetto
"riforma del quartiere dell'Arena" Milano
1933 / piscina di Parigi 1920
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Complesso
G.I.L. Roma 1939 (arch. G. Minnucci)
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Lo sviluppo
Nel periodo che va dal 1926, quando l’on.
Renato Ricci fu nominato Sottosegretario per l’Educazione Nazionale scolastica
e sportiva della gioventù italiana, fino agli eventi bellici, gli impianti
sportivi e comprensivi di piscine ebbero in Italia un enorme sviluppo. L’idea
era quella che “in ogni città dovesse sorgere un complesso architettonico di
piacevole aspetto, immerso nel verde, in modo che i giovani avessero piacere di
riunirsi, studiare e fare dell’attività sportiva volta non alla competizione
esasperata, ma allo scopo di curare la salute fisica in funzione di migliori
risultati nel campo dello studio, secondo la filosofia platonica
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Berlino
1936 - stadio del nuoto per le olimpiadi
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Casa
del Balilla - Como (ing. Mantero) 1936
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Sorsero così,
anche a seguito della breve candidatura di Roma per le Olimpiadi del 1940,
centinaia di impianti sportivi di notevole valenza tecnica e con rilevante
qualità architettonica, come ad esempio il complesso del Foro Italico in Roma
(figura sotto) .Gli impianti per i tuffi erano allora quasi sempre inseriti un una
piscina per il nuoto, ed erano visti ancora come una attività prevalentemente
complementare. Anche nella Enciclopedia Italiana “Treccani” edizione del 1935,
la dicitura “tuffi” non è presente, mentre sotto la dicitura “nuoto” si può
trovare una sezione che recita “…i tuffi rappresentano una
varietà e quasi un completamento del nuoto, ed oltre all'utilità evidente,
servono di elegante complemento alle riunioni natatorie. Ve n'è una grandissima
varietà, secondo che si effettuino col viso o il dorso volti all'acqua,
che siano rovesciati, ritornati, avvitati, dalla posizione di verticale e così
via.. …” Molti degli
impianti di quel periodo sono tutt’ora funzionanti e funzionali, anche
se le attività di oggi si differenziano sostanzialmente da quelle di una volta;
ciò determina notevoli difficoltà per chi si occupa della valorizzazione e
tutela delle strutture
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Piscina
del Foro
Italico a Roma 1937- già foro Mussolini
(arch. Costantino Costantini)
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Stadio
del Nuoto Roma
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Con le Olimpiadi di Roma del 1960 si arriva
sostanzialmente al prototipo degli impianti contemporanei. Il completamento
dello Stadio del Nuoto, realizzato dall’architetto Enrico Del Debbio insieme
con altri, lo stesso che aveva progettato trenta anni prima con Luigi Moretti
il complesso del Foro Italico (allora foro Mussolini), è una delle prime
strutture in cui l’impianto per tuffi è autonomo. Infatti la vasca, lo spazio
circostante e gli ambienti di servizio, sono dedicati esclusivamente ai tuffi.
Infatti, per le caratteristiche peculiari
di tale disciplina,
le uniche cose in comune con le altre attività natatorie sono i fattori legati
alle condizioni climatiche e ambientali, ed al trattamento dell’acqua, fattori
tuttavia talvolta comunque
differenti.
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Stadio
del Nuoto Roma (primo progetto non realzzato, arch.
luigi Moretti)
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Stadio
del Nuoto Roma
(arch. E. Del Debbio,
arch. A. Vitellozzi, Ing. S. Musumeci, ing. R. Morandi)
vasca
nuoto mt. 50X25, vasca tuffi mt. 20X18, gradinate 7.000
posti più area riscaldamento
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Stadio
del Nuoto Roma
Progetto
per le tribune delle piscine in occasione dei Mondiali
di Roma 2009 a cura del comitato organizzatore Roma09
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La formula di oggi, per arrivare ad un buon
risultato nella realizzazione di un impianto tuffistico, è quella che ha come
variabili, sulla base della scorta dell’insegnamento della storia, fattori come
la qualità architettonica, la funzionalità delle attività dei molteplici
fruitori, le economie di gestione ed il contenimento dei consumi energetici.
Tali fattori poi, considerando che in relazione ai grandi eventi mediatici,
possono avere la necessità di particolari parametri di flessibilità, anche
temporanei, comportano un incremento del coefficiente di difficoltà di detta
formula. Fra gli esempi di ultima generazione si può citare il “Water Cube”
di Pechino, ottimizzato per le Olimpiadi del 2008, o lo stadio del nuoto di
Roma, adattato per i canpionati Mondiali del 2009
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National
Aquatics Centre "Water Cube" - Pechino
Beijing 2008
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Studio
Architetto Polazzo
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